Borgo Stazione, Udine, l'Italia, l'Europa e il fallimento delle Istituzioni sul tema dell'immigrazione integrata

09.03.2024

Il conservatore dello storico coordinamento rionale, prof. Travain, racconta la sua verità sulla realtà del quartiere ferroviario udinese, mentre un'iniziativa associazionistica patrocinata dal Comune esclude deliberatamente detto sodalizio da ogni forma di coinvolgimento: "Integrazione e coesione fallite innanzitutto grazie alle carenze di volontà incapacità istituzionale ad ogni livello!"

"Mentre un associazionismo di parte, inclusivo soltanto a parole per quanto riguarda una reale apertura al coinvolgimento delle varie esperienze del territorio, si appresta a mettere in scena una propria kermesse variamente appoggiata da Comune e stampa in un Borgo Stazione di Udine confuso con il Quartiere delle Magnolie, credo sia il caso di ragionare, oltre le insopportabili esagerazioni della retorica buonista sinistroide e del catastrofismo delle Destre di maniera, sul fallimento di un'accoglienza e di un'integrazione che non hanno avuto luogo in termini armoniosi e costruttivi. Oggi Udine è Borgo Stazione. Oggi Udine è invasa da bande di giovani e giovanissimi sbandati stranieri, in larga parte nordafricani, rafforzati da disperati e disperate - non uso altri termini - più o meno autoctoni. Ecco i risultati della gestione della parvenza di sicurezza e della falsa integrazione. Ecco l'esito delle chiacchiere della politica che, a seconda degli schieramenti, ha minimizzato e mistificato il problema immigratorio o l'ha utilizzato soltanto in termini di allarme elettoralistico e velleitario, privo di conseguenti e coerenti iniziative d'intervento. Io sono assolutamente convinto che, se le Istruzioni non sono in grado di garantire l'ordine, la sicurezza, la legalità, non la sua parodia, il decoro, la civiltà, quelle Istituzioni devono essere richiamate al dovere dalla cittadinanza anche attraverso forme pacifiche ma risolute di mobilitazione e presidio del territorio. Il resto ritengo sia solo vacuo ed insopportabile cicaleccio, che contribuisce ogni giorno di più ad allontanare la gente comune dalle Istituzioni e dalla politica. Basta palliativi. Basta parate. Basta scena. Basta teatro. Qui non c'è stato un progetto d'integrazione e prima ancora non c'è stato e non c'è un progetto di comunità, capace di coesione e d'inclusione. Qui a Udine, qui in Friuli, qui in Italia. Male. Ripartiamo dalla verità, non dalle fandonie! Moriva dieci anni or sono la carissima Francesca De Marco, indimenticata fautrice e presidente dello storico Coordinamento Civico Udinese 'Borgo Stazione', da me così denominato. In omaggio a chi si è battuto a viso aperto per difendere e valorizzare un quartiere udinese contro le minacce di degrado ed oblio - e non per promuovere una parvenza di normalità e di serenità ad uso e consumo dei commercianti, spesso restii a rappresentare le vere problematiche del territorio per tornaconto d'immagine e taccuino -, in qualità di conservatore eletto dall'Arengo cittadino a custodire e incrementare la memoria della grande esperienza civista del detto Coordinamento, ho il dovere di parlare e di essere schietto. La deriva di un'integrazione alla rovescia, in cui l'elemento autoctono friulano è ridotto ad una minoranza assediata e obbligata a pietire tolleranza e convivenza è la formula oggi spacciata come chiave di una precaria pace sociale. La 'pax' globalista ha distrutto il nesso civico del quartiere ferroviario udinese e distruggerà la piccola e debolissima Udine, parvenza di comunità ridotta allo stremo ed incapace di fare quadrato. Ringrazieremo le Amministrazioni, i Governi, lo Stato italiano per non averci assicurato un futuro degno. Soccomberemo? Forse, ma non tacendo!". Così il conservatore arengario dell'originario Coordinamento Civico Udinese "Borgo Stazione", prof. Alberto Travain, reggente del sodalizio che, dal 2003, con assidua azione per un decennio, attirò l'attenzione di autorità ed opinione pubblica sulle problematiche della qualità della vita nel rione costituente il 'fronte' della globalizzazione nella città di Udine. Il professore è stato sollecitato a tali esternazioni dalle iniziative promosse nel quartiere da una cordata di associazioni con il patrocinio del Comune e rigorosamente escludenti la realtà dello storico Coordinamento.





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