La riscossa cinematografica dell'eroe nazionale e valoriale friulano Marco di Moruzzo

A ridosso della prima televisiva Rai del docufilm "Marcho, l'ultima bandiera" del giovane regista Marco Fabbro, parla il prof. Alberto Travain, lo studioso che ebbe a riscoprire, in Età contemporanea, e per primo ripropose a società e Istituzioni la vicenda esemplare dell'ultimo alfiere dello Stato di Aquileia: "Marco di Moruzzo concretizzò sino all'estremo sacrificio un ideale identitario locale di lealtà che è tratto universale da perseguire!".
"Anche se, per certi aspetti, potrebbe non sembrare, l'approdo ai set cinematografici e persino alla prima serata RAI di una vicenda di eroismo friulano medievale, riscoperta e promossa per tre decenni da quello che all'inizio era un giovane studioso fuori dagli schemi e senza grande seguito, rappresenta un po' una vittoria degli 'umili' della cultura, dei 'semplici' della ricerca, della passione qualificata sui mestieranti dell'accademia. Una conquista 'dal basso' cui ha offerto il braccio autorità 'illuminata', che ha sinceramente sposato i contenuti di quella vicenda tanto da curarne una divulgazione filmica, affidata a produzione di alto livello. Insomma, da un lato, il sottoscritto, noto 'tribuno' culturale locale; dall'altro, in primis, il direttore dell'ARLeF ovvero il dott. William Cisilino, intellettuale e uomo delle Istituzioni, primo caldeggiatore dell'iniziativa di promozione multimediale della figura dell'eroe friulano Marco di Moruzzo, iniziativa validamente attuata dal giovane regista Marco Fabbro insieme allo studio Arte Video. Il fatto che docufilm 'Marcho, l'ultima bandiera' abbia avuto, poi, la sua prima RAI proprio nella serata del 31 ottobre, trentennale del Circolo Universitario Friulano 'Academie dal Friûl', importante volano promozionale in questi decenni, insieme al cenacolo del Fogolâr Civic, per la vicenda dell'ultimo alfiere dello Stato di Aquileia, matrice del Friuli Venezia Giulia e dell'Euroregione transfrontaliera. Le cose sovente accadono per caso: meno per caso le coincidenze. Leggo questo 'caso' come un omaggio ai non numerosi che hanno condiviso con me per decenni una testimonianza di memoria storica di dignità per questa amata terra, madre non solo di serpi in seno, di vicendevoli accoltellatori animati d'invidia, ma anche di piccoli grandi eroi della parola data, della lealtà... 'Carneade'!". È un fiume in piena il prof. Alberto Travain, coordinatore del Fogolâr Civic e presidente di "Academie dal Friûl", studioso e promotore di cultura civica, con deleghe nel Club per l'Unesco di Udine e cancelliere dell'Arengo cittadino, nel commentare la trasmissione in prima serata su Rai Storia del novello docufilm dedicato all'eroico "Marc di Murùs", l'ultimo alfiere del Friuli indipendente che rifiutò di cedere ai Veneziani. "Nel 1992, l'almanacco Stele di Nadâl usciva con un mio contributo divulgativo in cui per la prima volta in Età contemporanea si alludeva a una qualche connessione tra rifiuto di arrendersi e ruolo vessillifero del Moruzzese. Da allora, conferenze, convegni, rappresentazioni, commemorazioni annuali, spesso in sordina, underground, nell'indifferenza quasi generale ed in particolare tra i friulanisti. In particolare, ricordo volentieri il sindaco di Udine prof. Honsell guidare la visita commemorativa alle prigioni del Castello di Udine, dove fu rinchiuso l'eroico Marco, e così tutti i sindaci, gli attivisti ed i cittadini comuni che, il 19 marzo di ogni anno, anniversario dell'estremo supplizio dell'ultimo alfiere di Aquileia libera nel 1421, hanno voluto dare, con la loro presenza, una testimonianza di condivisione dei valori incarnati da quell'uomo leale e incorruttibile. E ricordo poi l'interessamento, finanziato dalla Regione, del Comune di Moruzzo, che nel 2021 volle riconoscermi sostanzialmente la paternità della riscoperta del personaggio, assegnandomi il coordinamento delle rimembranze secentenarie. Marco di Moruzzo ce l'ho nel cuore: un po' un contrappasso, visto che all'epoca alcuni miei antenati gli furono contrari... Non dico di più. Fu guerra civile. In camera mia, da decenni campeggia il ritratto ideale del Moruzzese, opera dell'amica e valida artista Roberta Masetti. Resto affascinato, poi, dalla figura del figlio Pileo, che scomparve, forse con la nostra bella ed amata bandiera. Uno scomparire che lascia in sospeso una vicenda epica, che si fa leggenda. Quelle colline lo hanno visto in fuga; quei boschi celano il suo segreto; quelle strade sanno, quei borghi custodiscono sue mute memorie. Riuscì a raggiungere il suo Patriarca oltralpe? Fu lui, due anni dopo, a portare in campo la bandiera patriarcale quando l'ultimo pastore-principe friulano tentò di riconquistare il proprio stato? Nebbie romantiche, dense ed affascinanti, nel loro appeal universale. Universale, sì. Quella di Marco di Moruzzo è proprio storia universale: esempio concreto di principi integerrimi, di irriducibilità sul tema dei valori rapportati alla tirannide, che rimanda ai Maccabei ma anche e soprattutto all'immagine caratteriale, diffusa già nel mondo antico, delle genti di Aquileia come popolo inflessibile, ostinato, rigoroso. Universalità di una virtù radicata, identitaria, nel nostro vissuto storico, ideale e concreto: di 'haplotes' e 'rusticitas' parlerebbe ancora il compianto don Gilberto Pressacco, studioso e divulgatore eccelso delle radici della civiltà aquileiese!".
