Ricordate dal Fogolâr Civic le "Termopili udinesi" del 1509

Terzo appuntamento del ciclo d'incontri "Cjacaradis sitadinis" in Galleria Italian Secret di Piazza Matteotti a Udine. Applaudita l'appassionata relazione del prof. Alberto Travain che ha parlato di "esempio intramontabile di determinazione e di coraggio civici".
Sono riecheggiati idealmente anche i dodici rabbiosi colpi di cannone che siglarono la fine del breve assedio di Udine del 1509, il primo d'Età moderna, da parte delle truppe asburgiche comandate da Enrico di Brunswick. "Riflessioni e dibattiti di cittadinanza sul coraggio civico nella storia al crocevia d'Europa": queste le intenzioni del terzo appuntamento con le "Cjacaradis sitadinis" del Fogolâr Civic in programma a Udine, venerdì 26 luglio 2024, in galleria Italian Secret di piazza Matteotti 18, alle ore 18. "Termopili udinêxi. Quando Udine salvò Venezia dall'Europa di Cambrai": ecco il titolo della conferenza introduttiva tenuta dal prof. Alberto Travain, a 515 anni dagli scontri di Baldasseria (quando ancora il luogo non si chiamava così) tra le milizie friulano-venete e quelle imperiali assedianti la "metropoli" del Friuli. Un momento purtroppo dimenticato e non privo di episodi epici oltreché di luoghi altamente evocativi. Un fatto storico ricordato per la prima volta sul campo dai fogolaristi nel cinquecentenario, quindi nell'anno 2009, grazie soprattutto alla collaborazione dell'indimenticato parroco locale don Tarcisio Bordignon seguita dall'ospitalità dell'allora sindaco prof. Furio Honsell, nel salone del Parlamento, in Castello. L'iniziativa, svoltasi con il patrocinio culturale dell'Arengo di Udine, il cui presidente, la prof.ssa Renata Capria D'Aronco, ha formulato gradito indirizzo di saluto, ha raccolto attorno a sé varie sigle del civismo culturale cittadino - dal Circolo Universitario Friulano "Academie dal Friûl" al Coordinamento Civico Udinese "Borgo Stazione" sino al Club per l'Unesco di Udine - mobilitando nutrita e interessata partecipazione di cittadinanza. Il prof. Travain, infatti, oltre a narrare con gran dovizia di particolari le fasi dell'assedio ed il successivo rocambolesco soccorso civico portato alla vicina Cividale, investita dal nemico in ritirata, ha fatto senz'altro vibrare le corde di una lettura civista attuale di quei fatti storici che videro il popolo friulano scegliere da che parte stare e condizionare il proprio preziosissimo appoggio ad una Serenissima in odore di disfatta con la promessa di riconoscimenti politico-sociali del tutto inusitati. "Allora, a differenza di oggi, 'mutatis mutandis', esistevano dei leader decisi ed autorevoli e soprattutto, cosa non da poco, esisteva un popolo pronto a seguirli!" ha detto Travain, che si è soffermato anche sugli eccessi di un pragmatismo friulano nemico di ogni idealismo e quindi incapace non solo di produrre ma anche di riconoscere il valore del coraggio e la necessità del rischio. "La scottante attualità di un Tominaga, che 'non si è voltato dall'altra parte' mentre poteva farlo a scanso di ogni scrupolo, non invita senz'altro ad un martirio ricercato ma all'idea di un cittadino irreprimibile protagonista della propria storia individuale e collettiva!".
